Una quasi-recensione di 'Sostiene Sankara'

Burkina Faso: brevissima cronologia dall'indipendenza del 1960 agli attentati di gennaio 2016, passando per il libro che ci ha fatto innamorare di Thomas Sankara.

Quelli che ci hanno condotto all'indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché guadagnavano non c'era nessun problema; ora che perdono al gioco esigono il rimborso. E si parla di crisi. No Signor presidente. Hanno giocato, hanno perduto, è la regola del gioco.” (1)

Thomas Sankara
Addis Abeba, 19 luglio 1987

Sostiene Sankara (Becco Giallo, 2014)
Contesto storico (1958 – 1983)

Partiamo da lontano, per conoscere e far conoscere una delle più interessanti e dimenticate figure politiche della seconda metà del secolo scorso. Partiamo dalla ex colonia francese Alto Volta, chiamata così dal nome del fiume, o meglio dei due affluenti, Volta Bianco (Nukanbe) e Volta Nero (Mouhoun) che da quella regione nascono e vanno a ricongiungersi e sfociare in Ghana, nel golfo di Guinea. L'Alto Volta ottiene l'indipendenza dalla Francia nel secondo dopoguerra, tra il 1958 e il 1960, viene proclamata repubblica e a suon di colpi di stato, dal 1960 si alternano due governi, quello di Yaméogo ('60-'66) e quello di Sangoulé Lamizana ('66-'80).

Thomas Sankara (2) è un ufficiale dell'esercito che nel 1980 ricopre il ruolo di segretario di Stato per l'informazione nel governo appena insediato di Saye Zerbo - arrivato al potere attraverso un “colpo di stato non violento” (3) – che dura solo fino al novembre 1982, quando un altro colpo di stato questa volta “controllato dall'Intelligence francese” (4) insedia come presidente Jean-Baptiste Ouédraogo e Sankara, che per un breve periodo è stato anche Primo Ministro durante il governo di Zerbo, viene rinchiuso in prigione.

Nel 1983 il governo accontenta le parti più povere della popolazione che richiedevano la scarcerazione di Sankara. Una volta uscito di prigione organizza, con il compagno Blaise Campaorè, un colpo di stato grazie al quale diventa Presidente, cambiando il nome dell'Alto Volta il 4 agosto 1983 in Burkina Faso, letteralmente “paese degli uomini integri”.

Il periodo che va dall'indipendenza dell'Alto Volta (1960) alla denominazione di Burkina Faso (1983) è quindi politicamente molto instabile, la formazione politica dei capi di stato raramente avviene all'infuori dell'esercito – Sankara stesso viene dall'ambiente militare, ma a caratterizzarlo maggiormente sono le sue esperienze all'estero, Madagascar prima e Marocco poi, oltre all'intensa fase politica passata sul fronte contro il Mali nel periodo che va dal '73 al '76 – e il potere viene solitamente conquistato e mantenuto con la forza.

Sostiene Sankara (1983 – 1987)

Quello che più colpisce è come la visione socio-politica di Thomas Sankara sia completa, globale, riuscendo a contenere tutti gli aspetti della vita non solo di un paese, da illuminato statista, ma anche degli individui che lo abitano, da illuminato essere umano. Ed è un dato interessante constatare come la rivoluzione di Sankara non sia il processo che porta lui e i suoi al potere, ma è una rivoluzione che inizia proprio in quel 4 agosto 1983, dal momento in cui Sankara diventa Presidente del Burkina Faso.

L'illustrazione di Mauro Biani per 'Sostiene Sankara' (pg. 19)
I discorsi di Thomas Sankara da Presidente, che bene esprimono la sua weltanschauung, sono raccolti nel libro Thomas Sankara. I discorsi e le idee a cura di C. De Bernardis e M. Correggia (Sankara Edizioni, 2006) e proprio quei discorsi, tenuti in occasione di conferenze internazionali, rivolti ai propri cittadini oppure dedicati agli altri fratelli africani, hanno ispirato il volume Sostiene Sankara (2014, Becco Giallo Edizioni), una raccolta di tavole e illustrazioni dedicate alla storia e ai progetti del giovane rivoluzionario.

Gli artisti che prendono parte al progetto sono molti e vengono da percorsi diversi (per dirne alcuni in ordine sparso: Mauro Biani, Rocco Lombardi, Aka B, Marina Girardi, Toni Bruno) ma tutti in qualche modo esprimono il loro fascino e vengono conquistati dalla figura di Sankara. Ogni capitolo, se così si può definire, si apre con estratti dei discorsi del presidente burkinabé, divisi per argomento: Il debito, La donna, Il deserto, La rivoluzione e ogni discorso è seguito da disegni sul tema. Ad emergere in questi ritratti è una figura decisa e competente, che in piena Guerra Fredda ha dato il via ad un percorso di rinascita per il Burkina Faso, il quale “contende alla Somalia il titolo di paese più povero del continente”. Percorso interrotto bruscamente il 15 ottobre 1987 dopo appena 4 anni di governo, per mezzo di un ennesimo colpo di stato che ha portato alla morte Thomas Sankara e alla presa di potere da parte di Blaise Campaoré, un tempo compagno ed amico di Sankara.

La sua formazione marxista-leninista, le sue idee radicali su debito e progresso, la sua lotta per la salvaguardia dell'ambiente e per l'autodeterminazione alimentare – tutti temi che continuano ad essere non solo attuali, ma prioritari e imprescindibili oggi – lo hanno sicuramente reso un personaggio scomodo, non solo agli occhi delle grandi potenze mondiali ma anche agli occhi della classe dirigenziale e ricca del Burkina Faso, che vedeva con la nuova politica di Sankara la fine dei propri privilegi.

Sulla morte del
padre della rivoluzione burkinabé sembrano coinvolti alcuni dei suoi collaboratori, su tutti il successore Blaise Campaorè, probabilmente in accordo con potenze estere come USA e Francia, la quale dall'indipendenza in poi ha continuato a svolgere il ruolo di supervisione sui percorsi e sulle scelte politiche del paese, in maniera più o meno esposta.

Le indagini sull'assassinio sono ricominciate subito dopo la caduta di Campaoré, con la riesumazione del corpo di Thomas Sankara: è stato emesso un mandato d'arresto per lo stesso Campaorè, in esilio nella vicina Costa D'Avorio.
 
Rocco Lombardi per 'Sostiene Sankara' (pg. 74-75)

La transizione e le elezioni democratiche (2014 – 2016)

Dopo 27 anni Blaise Campaoré è stato destituito dal ruolo di Presidente, nell'ottobre 2014, dopo aver provato a modificare la Costituzione e portare da due a tre i mandati possibili e potersi candidare così per le elezioni dell'anno successivo, previste nell'ottobre 2015. Una sollevazione popolare appoggiata dalla comunità internazionale ha formato un governo di transizione, sotto la guida del presidente Kafando e del primo ministro Isaac Zida, con l'obiettivo di condurre il paese alle elezioni.

Anche il periodo di transizione ha visto una fase particolarmente delicata, con il golpe fallito nel settembre 2015 per mano di Gilbert Diendéré, collaboratore del presidente Campaoré: era infatti condiviso dalla popolazione il timore che l'obiettivo di Diendéré fosse appunto riportare al governo Blaise Campaoré, già presidente del Burkina Faso per 27 anni e implicato nella morte di Thomas Sankara.

Le elezioni si sono svolte, dopo esser state posticipate di un mese a causa del tentato golpe guidato da Diendéré,
il 29 novembre 2015. Il popolo burkinabè ha scelto il proprio presidente, Roch Marc Christian Kaboré, che ha ottenuto il 53,49% dei voti. Il suo principale avversario, Zéphirin Diabré, si è fermato al 29,65%.

Seppur con molte difficoltà, si può sostenere che il metodo Burkina Faso
 può ora tornare a essere da esempio per altri paesi, non solo africani, tracciando un percorso verso il rafforzamento del modello democratico. In questo senso la condizione del Burkina Faso non offre certamente l'unico caso del genere, ma è interessante seguire l'evoluzione politica e sociale di questo piccolo stato (un milione e mezzo di abitanti in 274.200 km2 ) specialmente alla luce della sua storia recente. Il caso burkinabé è esemplare perché voluto – e conquistato – dalla popolazione e non imposto dall'alto (anche se sarebbe stato impensabile, o almeno molto più difficile, senza l'appoggio dell'Unione Africana e la mediazione di potenze occidentali, specialmente USA e Francia).

Abbiamo ritenuto doveroso questo minuscolo approfondimento – il più possibile divulgativo cercando comunque una quasi accuratezza terminologica e storica – perché siamo convinti che grazie alla conoscenza dei percorsi e delle realtà territoriali sia più facile fare informazione sull'attualità e comprendere ragioni e situazioni che possono essere fonti di luoghi comuni e semplificazioni.
Il riferimento è ovviamente agli attentati che hanno colpito nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016 la capitale
Ouagadougou, rivendicati dal gruppo al-Mourabitoun vicino ad al-Qaida nel Maghreb Islamico. Le vittime degli attacchi sono state almeno trenta, tra cui la fotografa Leila Alaoui. D'altra parte non vorremmo fare delle associazioni troppo facili riconducibili al conflitto tra democrazia e terrorismo, ma pensiamo che le ragioni della scelta di Ouagadougou come obiettivo terroristico siano da cercare anche nella storia stessa del Burkina Faso, oltre ai legami con la Francia e alle ultime strategie dei movimenti jihadisti. Un utile contributo in questo senso viene dall'articolo “Lo jihadismo che arriva dal passato di Andrea de Georgio, uscito per Nigrizia martedì 19 gennaio.

La matita di Enrico Natoli per Q Code Magazine
Siamo anche convinti che la conoscenza di queste dinamiche internazionali e apparentemente lontane possano offrirci spunti per la comprensione anche di fenomeni che avvengono in Italia e in Europa: ne è un esempio la numerosa presenza di braccianti burkinabé che lavorano nel nostro paese, raccontata da due articoli di Wolf Bukowski per Internazionale e con con una più ampia prospettiva anche dal film Mediterranea di Jonas Caprignano. Mediterranea racconta il viaggio di Ayiva che dal Burkina Faso giunge a Rosarno per raccogliere arance.
Sulla filiera del pomodoro invece segnaliamo il lavoro “The Dark Side of the Italian Tomato realizzato da Mathilde Auvillain, Stefano Liberti, Jacopo Ottaviani, Mario Poeta e Isacco Chiaf.

Tief - Terra Impegno e Futuro
Ringraziamo la redazione di Q Code Magazine e l'associazione AMANDA per il supporto

Note:
(1) Thomas Sankara - d
al discorso sul debito tenuto all'Organizzazione per l'Unità Africana. Addis Abeba, 19 luglio 1987. Traduzione di Antonio Mele (Comitato Sankara XX)
(2) nato a Yako il 21 dicembre 1949
(3) Sostiene Sankara pg. 130
(4) ibidem.

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