DIARIO DA SAN ROSSORE: il Tief alla Route Nazionale


Trentamila ragazzi e ragazze tra i 16 e i 21 anni, dopo aver svolto parallelamente 456 percorsi diversi in tutta Italia, si sono dati appuntamento al parco di San Rossore per concludere il capitolo nazionale sul coraggio. Un evento gigantesco per numeri e importanza. L'ultima Route Nazionale dell'Agesci era stata nel 1986 e noi dovevamo ancora nascere.

Siamo partiti giovedì 7 agosto, di mattina, dalla stazione di Porto San Giorgio, destinazione Pisa, precisamente il parco di San Rossore. Il motivo, portare il laboratorio Tief “Petrolio Blu” alla Route.
Nel primo pomeriggio arriviamo a Pisa e insieme ad altre decine di scout aspettiamo la navetta che ci lascia direttamente all'ingresso del parco, dove ci accolgono un maestoso portale in legno e due ore di fila per registrarsi. Appena in tempo per assistere alla cerimonia di apertura della route in campo fisso, sul palco dalla parte opposta dell'ingresso, qualcuno dice a tre o quattro km, qualcun altro invece è convinto siano almeno il doppio.

A suonare durante la cerimonia è la Scout Jam Band, una formazione tutta marchigiana che da anni è specializzata nell'animare eventi Agesci in ogni regione. E un po' già inizi a sentire qualcosa di strano, alcuni dei ragazzi che suonano li conosci da tantissimo e li hai sentiti decine di volte, ora stanno suonando davanti a te e altri trentacinquemila scout. Poi incredibilmente, in mezzo a tutta quella folla seduta per terra, troviamo il clan di Fermo e ci buttiamo verso di loro per un grandissimo abbraccio collettivo: è questo l'effettivo e inaspettato benvenuto alla route.
Non ci siamo ancora seduti che già partono i racconti del campo mobile e ci presentiamo ai ragazzi di Bitonto, Magenta e Corbetta, i tre clan gemellati con Fermo che hanno condiviso la route 143 del percorso mobile. Finita la cerimonia usciamo velocemente dall'arena e andiamo – anzi torniamo – al 'Quartiere del Servizio' per montare la tenda e riposarci: il giorno dopo, alle nove, c'è la prima delle tre sessioni del laboratorio.

Il gioco l'abbiamo modificato parecchio, complice di certo la misteriosa scomparsa dall'ufficio  della scatola dove tenevamo il materiale del laboratorio. La struttura è rimasta la stessa, abbiamo però modificato le schede personaggi e aggiunto qualche dinamica in più. Sulla falsariga dei fatti di Cochabamba in Bolivia e Grenoble in Francia, abbiamo costruito una trama: al sindaco di una piccola città arriva una proposta da parte di una multinazionale per gestire le risorse idriche di quella cittadina.  
                                                                                                                                                                 
Il sindaco decide di far scegliere ai suoi cittadini che risposta dare alla multinazionale, tramite un referendum. Il gioco si sviluppa quindi con la campagna referendaria, tra attivisti convinti, cittadini favorevoli ma perplessi, membri del consiglio comunale e cittadini contrari alla gestione pubblica dell'acqua.
Tutte e tre le sessioni sono andate bene. Se la stanchezza post-pranzo ha condizionato di molto l'andamento del laboratorio di venerdì pomeriggio, le pochissime ore di sonno dei ragazzi hanno invece reso la sessione del sabato mattina un momento speciale. Sarà che noi siamo stati un po' più precisi, sarà che eravamo molto meno agitati rispetto al giorno prima, il terzo laboratorio ci ha fatto tornare verso le tende davvero soddisfatti.
Peccato che gli animatori dei laboratori dovevano lasciare il campo entro le 19.00, senza poter assistere alla cerimonia di chiusura. Ma d'altronde, il nostro compito l'avevamo svolto e il servizio è anche questo. Sabato sera, a casa, dopo un viaggio che sembra infinito (è sempre così, non ci si può fare niente) ascoltiamo il live dei Bamboo e 'Quelli che benpensano' di Frankie Hi Nrg con qualcosa tra sindrome di Stendhal, un po' di invidia e la certezza di aver partecipato in maniera minuscola ad un evento immenso e straordinario.                                                                                                                                               

Come nel laboratorio 'Petrolio Blu' simuliamo una città in maniera più o meno verosimile (con tanto di bilancio comunale, bollette e soldi del monopoli fotocopiati ai giocatori), così proprio la città delle tende di San Rossore ha dimostrato, almeno secondo noi, che si può iniziare a concepire quello che abbiamo intorno in maniera diversa, anzi, c'è già chi lo sta facendo e la città di San Rossore lo ha testimoniato. Pensiamo ai cestini per la differenziata ogni cinquanta metri o ancora di più al lavarsi capelli corpo denti e piatti con lo stesso sapone biodegradabile. Esempi, possibilità, ipotesi, conferme piccolissime ma concrete di cambiamento.
La sensazione è che tra laboratori, tavole rotonde, concerti, cerimonie, veglie e pranzi stoppacciosi, tutti e trentacinquemila siamo cresciuti. Ecco, forse in questo momento, al nostro paese, crescere serve moltissimo e lo scoutismo ne suggerisce delle modalità, condivisibili o meno, che a noi piacciono davvero davvero tanto.

Elisa e Vittorio

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